giovedì 20 giugno 2013

Detassazione 2013 egli studi professionali

A titolo informativo, rimando alla lettura dell'articolo "Studi professionali: accordo sulla detassazione 2013" pubblicato nel sito di Legislazione Tecnica quest'oggi (20Giu2013). L'articolo risulta molto utile a tutti gli studi professionali che hanno dipendenti e che possono applicare l'imposta agevolata (o sostitutiva) in virtù dell'accordo quadro attuativo della detassazione 2013 stipulato il 13Giugno2013 da più parti.

L'imposta sostitutiva del 10% da applicare è valida fino ad un massimo di 2500€ lordi e per stipendi dei dipendenti non superiori ai 40000€ annui lordi.

In base all'accordo citato i professionisti titolari di studi potranno anche applicare l'imposta sostitutiva del 10% sulle componenti accessorie della retribuzione. Tali componenti dovranno essere legate a voci quali: incrementi della produttività, qualità, redditività, innovazione ed efficienza organizzativa.
Faccio evidente che le azioni legate a queste ultime voci sono molte!
Lorenzo Biagioli




mercoledì 12 giugno 2013

Quota associativa dell'Ordine

E' stato affermato "Quello di Firenze è l'Ordine italiano CHE COSTA DI MENO"
Per controllo, consultare il link di seguito:
http://www.professionearchitetto.it/bacheca/pf/310066/sondaggio-sulla-quota-associativa-dell-ordine-degli-architetti

Elezioni 2013 Consiglio OAPPC Firenze... La messa è finita

Parafrasando il titolo del sociologo Ilvo Diamanti su Repubblica di stamani, la svolta oltre i 4 anni di firmiamolalettera è sottolineata dal crescente peso dell'astensione, cresciuta notevolmente, rispetto alle elezioni precedenti. A conferma che la messa è finita. In altri termini: il voto non è più una fede. Così, occorrono buone ragioni per votare una lista o un candidato. E, prima ancora, per andare a votare. 

I Colleghi intervenuti ieri in Mugello erano pari al numero dei candidati presenti e da sempre assidui della Commissione, e soprattutto, aspetto non secondario, erano donne.
Nota ludica finale, che si ripete dall'incontro nel Valdarno, la distribuzione di santini elettorali da parte dei colleghi della lista più numerosa, che ricorda l'immagine dell'agit-prop anni 50 e anche la disponibilità finanziaria della loro lista.

Praticamente nessun Collega del Mugello è intervenuto.
Così- facendo le debite proporzioni- a Firenze, Così in Valdarno, Così nell'Empolese Val d'Elsa.
La scomparsa del voto del Collega iscritto è un fatto.

Analogamente a quanto sostiene Diamanti, perché "non votare", in una certa misura, è un modo per votare. Non sarà allora che gli Architetti non danno nessun peso all'Ordine nella loro vita professionale? Non sarà che è radicato il pensiero che i suoi problemi, l'Ordine è l'ultimo a poterglieli risolvere?

Eppure è un fatto che l'Ordine, uscendo fuori dagli schemi, uscendo da se stesso si potrebbe dire, potrebbe incidere sulla vita professionale dell'Iscritto. Ma una delle considerazioni più rilevanti è che l'Ordine esiste e io sono obbligato a iscrivermi. PUNTO.

Come sosteneva ieri sera Silvia Angotti (11Giu2013, durante l'incontro del Mugello), l'obbligo genera rifiuto, accettazione rassegnata, non certo partecipazione. E così ogni Collega si richiude di nuovo in se stesso, affronta in solitaria i suoi problemi, ai quali, ne è convinto, l'Ordine non potrà, in assoluto, dare soluzione.

Qualunque sarà l'esito di queste votazioni, la sconfitta dell'Ordine come punto di riferimento degli Architetti è palese. Ma la coltivazione di questa sconfitta è frutto sempre di scelte di politica professionale, sempre di donne e uomini che all'Ordine lavorano: come in me, come nel Consiglio uscente, come in chi ha lavorato in questi anni nelle Commissioni.

La lontananza degli Iscritti è frutto della nostra non-risposta ai problemi dell'Architetto che ogni giorno esercita sul territorio, lavora negli uffici degli Enti, sta sui cantieri delle Imprese, interviene nell'arredamento, agisce nel campo immobiliare, si occupa di contrattualistica e di catasto, insegna, tenta la carriera universitaria, fa lo "sciampista" negli Studi di Colleghi ormai affermati.

Come farà dunque il candidato al nuovo Consiglio solo lontanamente a pensare di cambiare, se non quello dei Colleghi, almeno il suo, di modi di pensare e di agire per dare servizi a tutti gli Iscritti?

La risposta viene solo e unicamente dai bisogni, dalle necessità, dai valori cui ognuno di noi vuole dare, appunto, risposta. Riconoscersi in Associazioni che, a partire dall'imprescindibile tema delle Competenze, rappresentino le tante varianti nelle quali ormai si esprime il nostro mestiere e in un'Ordine che trasformi se stesso da Ente sovraordinato alla sua vita al semplice registro delle sue accertate competenze.

Giuseppe Rinaldi 

martedì 11 giugno 2013

STRATEGIE ELETTORALI


Più volte il Gruppo Semplice ha evidenziato l'atavico anomalo regolamento di queste elezioni.
Abbiamo infatti evidenziato che la 3^ tornata elettorale si svolge in assenza di quorum, con tutto quello che ne consegue e già da noi espresso in altre occasioni.
Ciò premesso, evidenziamo altresì, come gli incontri elettorali si stiano svolgendo alla presenza di pochi iscritti/elettori.
Poiché lo scarso coinvolgimento e la ristrettezza dei tempi non consentono di sviscerare in maniera esaustiva problemi e programmi, il voto nella 3 tornata elettorale, a nostro avviso, pur nella sua assurdità e sregolatezza, diventa un modo per dar “tempo” agli iscritti di valutare al meglio le proposte dei candidati.
Invieremo quindi un messaggio a tutti, invitando gli iscritti a leggere i nostri programmi.

RINALDI Giuseppe
PRENLELOUP Margherita
CINCIDDA Maria Cristina
ANGOTTI Silvia
BIAGIOLI Lorenzo
BIASCI Francesco
CALVANI Caterina

mercoledì 5 giugno 2013

PROGRAMMA GRUPPO SEMPLICE



PROGRAMMA DEL GRUPPO SEMPLICE
per elezioni 2103 del Consiglio di OAPPC Firenze
- esposto il 03 Giugno 2013 in occasione dell'evento di presentazioni programmi elettorali 
organizzato da OAPPC presso la Palazzina Relae di Firenze- 

Innanzitutto vorremmo portare la vostra attenzione a considerare i seguenti punti:
-         forse solo 1000 iscritti circa voteranno, a  dimostrazione che non tutti riconoscono che le proprie esigenze possano essere  soddisfatte dall'Ordine.
-         di questi solo pochi elettori partecipano poi alla vita dell'Ordine.
-         i consiglieri sono 15 e le decisioni vengono prese a maggioranza. Perciò solo 8 iscritti possono decidere e parlare a nome di tutti gli Architetti di Firenze.

Siamo inoltre tutti coscienti che l’ultima tornata elettorale non prevede un quorum per cui anche solo con 10 voti una persona può far parte del consiglio?

Detto questo, dato che l’attuale maggioranza di consiglio non ha portato a soluzioni, riteniamo che occorra una ristrutturazione con una differente organizzazione che si ponga il raggiungimento dei seguenti obiettivi:
                                                           
1.     Rivisitazione del regolamento dell’Ordine per:
-         Impostare delle regole di comunicazione
-         Migliorare e garantire il rapporto fra Ordine e iscritti
-         Agevolare i servizi dei professionisti al cittadino
-         Creare uno strumento di dialogo con la Pubblica Amministrazione per lo snellimento delle pratiche la servizio del cittadino.

Oltre a questo, ci proponiamo di affrontare –con modalità tali da coinvolgere tutti gli iscritti- e porre rimedio anche ai seguenti punti:

1.     Cosa è l’Ordine (ruolo e campi di intervento): chi si sente e vuole da esso essere rappresentato è a conoscenza che l’Ordine non è un organo di rappresentanza?
2.     Assicurazione professionale: perché una obbligatorietà anche in assenza di commesse?
3.     Formazione e formatori: perché sostenere dei corsi di formazione non riconosciuti a livello europeo e condotti da formatori non certificati a svolgere tale ruolo?
4.     Competenze professionali: solo attraverso una chiara definizione delle competenze possiamo sapere quali sono le reali necessità degli iscritti e quindi operare nella costituzione di una struttura efficiente ed efficace
5.     Posizione rispetto Inarcassa: perché non possiamo scegliere la “cassa” più conveniente e perché dobbiamo sottostare a condizioni gravose senza avere la possibilità di entrare nel merito delle decisioni?
6.     Posizione rispetto a Fondazione: perché l’Ordine deve essere legato a Fondazione Architetto e perché deve finanziarla?
7.     Relazioni con altri ordini/enti: solo regolando in modo migliore e trasparente le proprie competenze, l’Ordine può interfacciarsi con altri Enti e Ordini in modo da interagire con essi per affrontare e risolvere problemi comuni relativi alla professione di Architetto.
8.     Informazione degli iscritti: con regole di comunicazione chiare si può essere efficaci. Una serie di servizi all’interno dell’Ordine potrà agevolare l’esercizio della professione e fare chiarezza nei confronti del cittadino.
9.     Presenza in Europa (rappresentanza): direttive europee disattese portano –oltre che sanzioni- ad una costante arretratezza nei confronti dei colleghi stranieri. Un collegamento diretto con organi sovraordinati comporterebbe un aggiornamento continuo, la creazione di opportunità e la consapevolezza che esistono innumerevoli altri ruoli che la figura dell’Architetto può ricoprire con una adeguata preparazione.
10. Commissioni professionisti e non: il ruolo delle commissioni è fondamentale poiché anello fra le problematiche della professione e l’ente OAPPC, fra l’Ordine e l’Università e fra l’Ordine e gli organi sovraordinati. Il lavoro delle Commissioni deve essere un beneficio per gli iscritti, per la professione, per la categoria, poiché condotto da esperti professionisti. Pertanto deve essere proiettato anche fuori dal contesto dell’Ordine affinché possa essere sempre più approfondito e sviluppato.
11. Contratto professionale: tutti gli iscritti sono consapevoli che l’agire nella legalità è risoluzione di eventuali problemi. L’Ordine non deve, a nostro avviso, fornire “moduli di contratto”. La necessità è invece quella di generare approfondimenti con altri professionisti qualificati ed esperti per evidenziare e dare risposta a casistiche particolari.
12. Riconoscimento del lavoro: in una logica di ottimizzazione dei costi (rivisitando e tagliando delle spese a vantaggio di una più equa, razionale e bilanciata divisione dei costi), per dare valore al tempo che ogni singolo iscritto dedica all’Ordine, sarà riconosciuto il lavoro svolto da coloro che prendono parte attiva alla vita dell’Ordine.

Ad oggi non riteniamo che l’Ordine abbia affrontato e possa affrontare risposte adeguate ai punti elencati che sono i veri problemi della professione, poiché esso, in quanto Ente di Stato, è preposto a:
·        Tenere l’albo
·        Suggerire nominativi alla Magistratura per comporre Commissioni
·        Controllare l’abuso della professione
·        Organizzare i corsi
·        Fornire informazioni alla Pubblica Amministrazione sul tipo di prestazione professionale che ogni singolo iscritto può offrire.

A nostro avviso questi impegni che l’Ordine deve assolvere per legge, sono gestibili con una forte riduzione della quota anno per iscritto.

Riteniamo invece che sono altre le forme adeguate a dare risposte ai punti che ci proponiamo di affrontare.

Il programma sarà disponibile sul sito dell’Ordine con un link sul nostro blog, canale attraverso il quale ci siamo confrontati da tempo anche con altre realtà nazionali. Ci siamo confrontati su più temi e potete contattarci attraverso la email sempliceaa@gmail.com

Angotti Silvia
Biagioli Lorenzo
Biasci Francesco
Calvani Caterina
Cincidda Maria Cristina
Prenleloup Margherita
Rinaldi Giuseppe
E' con noi:
Checcaglini Leonardo
Vi ringraziamo per l’attenzione e ci rendiamo disponibili per dare ulteriori informazioni sul nostro programma.

martedì 4 giugno 2013

LETTERA AI COLLEGHI



Cari colleghi

La mia attività professionale è stata brevissima e dopo anni di casalinga. Mi sono iscritta all'ordine di Firenze nel '92, ma già nel '93 mi sono trasferita a Verona e per cinque anni sono stata iscritta in quell'ordine.
Ero appena arrivata in una città ospitale ma dove non conoscevo nessuno e l'ordine è stato un modo per stare con qualcuno che parlava una lingua conosciuta, l'architettura.
All'interno dell'ordine ho frequentato due corsi di aggiornamento nel '95 e nel '96. Avevo fatto amicizie e forse avrei potuto iniziare a lavorare.

Motivi familiari, che mi hanno fatto molto soffrire, mi hanno riportato a Firenze nel luglio '97, nella città con il più alto numero di architetti in Italia, con due figli piccoli e con tutti i contatti precedenti pressoché bruciati.

Dopo un primo sbandamento sono andata da uno dei miei amati professori dell'università e dal '98 prima pigiando il pulsante delle diapositive (ancora si chiamavano così, e non slide e i power point non erano ancora all'orizzonte, per lo meno ad Architettura) è iniziata la mia carriera universitaria. Quindi non avrei più avuto bisogno, né dell'ordine, né del timbro, ma sono sempre rimasta iscritta per quel senso di appartenenza, di casa, che l'ordine rappresentava nella mia testa e nella mia vita.

Tutto questo per dirvi che nonostante tutto l'ordine può e deve essere un punto di riferimento.
E' una casa per gli architetti.

E' stato un po' uno shock scoprire che quasi non serve a niente, che è spesso solo un luogo di potere.
Ieri fra i tanti che hanno parlato, qualcuno ha detto che l'ordine di Firenze non è rappresentato a livello nazionale o qualcosa del genere. Ma non lo è perché non ha lavorato bene e quindi il collega era giustamente preoccupato  o perché è stata calpestata, secondo lui, la fiorentinità?

Ecco Firenze è una città che vive di passato, che si crede ancora la città del Rinascimento, mentre è una città impoverita dove le Archistar scappano (Nouvel) o dove progettano uno sgabello (Isozaki), perché non è progettazione.
Non solo non c'è interesse dei colleghi per la vita dell'ordine e della città, ma anche i cittadini sono ottusi verso l'architettura.

Io non so di cosa parlate quando parlate di restauro , certo è che Isozaki non è restauro, ma non lo è neanche la progressiva pedonalizzazione del centro. La città è stata regalata ai turisti per bieco interesse e a chi ha le gambe. Le pedonalizzazioni si fanno quando esistono mezzi alternativi per andare in centro, ma prima o poi l'artrosi verrà anche ai giovani di oggi! E i restauri non si fanno mettendo lancette finte su orologi ma ricucendo aree che hanno perso la loro unicità.

Firenze non esiste più e non penso sia solo perché è invecchiata, ma non ha saputo modernizzarsi.

Non so se questi sono spunti utili per voi tutti e che potrei sintetizzare così:

- l'ordine dovrebbe tornare ad essere una casa;
- gli architetti dovrebbero poter dialogare di più fra loro;
- il potere dell'ordine fiorentino ha senso solo se serve per migliorare la professione dell'architetto e non solo in quanto di Firenze;
- andrebbero educati i fiorentini, la città ha bisogno di rinnovarsi, non di chiudersi sempre più.

Con affetto e gratitudine per questa opportunità che mi è stata data

Arch.Caterina Calvani

UN INTERVENTO PER LE ELEZIONI DEL CONSIGLIO OAPPC Firenze 2013




ARGOMENTI TRATTATI NEGLI INTERVENTI


Il nostro intervento verte su alcune questioni: una su tutte è quella che mette in risalto i forti limiti dell'ordine e le conseguenze di questo.

È sotto gli occhi di tutti che questo Ordine, ormai non raccoglie ab immemorabili    nessun interessamento degli iscritti alle sue attività   e quindi non ha mai raccolto  nessuna partecipazione. Questo male ormai endemico é talmente "antico" che non fa neanche ( ohimè ) più notizia, e questa condizione é diventata un dato di fatto accettato da tutti con rassegnazione, come una sorte di dogma .
Se si tocca il problema dell'indagare il perché,  tutta la responsabilità é imputata agli iscritti che per pigrizia non partecipano.

Ma vogliamo una volta per tutte guardare con preoccupazione a questo astensionismo e chiederci  veramente perché ciò accada o più precisamente a cosa é funzionale ? 

E' impellente la necessità  di avere un organismo che ci rappresenti davvero, essere consapevoli del fatto che esistono vie alternative, già collaudate altrove, preposte a rappresentare  i bisogni di noi architetti.

" ...PARTECIPAZIONE, il principio psicologico fondamentale per il coinvolgimento degli individui, tutti o il maggior numero possibile, nei processi decisionali e amministrativi che riguardano il proprio territorio e la propria polis. Soltanto se c’è un’effettiva Partecipazione alla formazione delle decisioni il rapporto di fiducia verso l’Amministrazione cresce e diventa o resta positivo e crescono parimenti l’entusiasmo, l’attaccamento e l’interesse – cioè la cura – per le situazioni e le vicende del proprio contesto politico di riferimento"...(Dott.Daniene Cardelli -pisicanalista Junghiano).


Sottolineo che siamo  ancorati ad un modello di delega e rappresentatività  VECCHIO e stanco che non è in grado di recepire le nostre istanze, soprattutto quelle dei nostri giorni, e che gli eventi organizzati e prediletti, relativi all'architettura e alle archistar, se pur interessanti, sono la foglia di fico sui veri problemi, e non sono prioritari!

L'architettura degli iscritti, più quotidiana é forse più banale, ma è anche più vera, fatta di problemi reali: burocrazie, normative "ingessate", spese professionali strangolanti, ecc ecc ecc ....

Vorrei che l'attenzione di chi ci ascolta si concentrasse sulla idea infondata di pensare che l'ordine possa trovare risposte alle esigenze degli iscritti.

L'ordine non ha il potere di farlo.
L'ordine è preposto a:
tenere l'albo
suggerire i nomi alla magistratura per commissioni
controllare l'abuso  della professione
organizzare i corsi di formazione resi obbligatori dalla Riforma Professionale
fornire informazioni alla PA sul tipo di prestazione professionale che ogni singolo iscritto può offrire

L'ordine è un luogo di potere...ma di tutt'altro tipo.  Creato per controllare non già l'operato degli Iscritti ma per controllarne le libertà e le diversità di razza e  pensiero si è trasformato nell'espressione di una casta con una struttura medievale dove purtroppo ci sono principi, vassalli e  servi della gleba .

L'ordine  come ente di stato  non è un sindacato

I fatti lo dimostrano, come lo scontento e la già detta mancata partecipazione degli iscritti.

I rappresentanti degli Ordini provinciali, non hanno per legge il potere di rappresentare presso il Governo e i  suoi Dicasteri la nostra professione, e per questo l'Ordine  si configura come un ente-impot-ente!

In sostanza sappiamo che l'ordine, relativamente alle problematiche della nostra professione, non è tenuto per legge a farsene carico

E quindi BASTA, bisogna aprire gli occhi ed essere davvero informati ed organizzarsi.

Pretendiamo dall'ordine quello che l'ordine ci deve... come istituzione, e quindi in relazione a questo, che non è tutto quello che ci fanno credere debba essere fatto con la nostra quota di iscrizione (convegni, sedi prestigiose, consulenze etc.), potremmo pretendere  una riduzione della quota d'iscrizione.

Pretendiamo di essere liberi di aderire alla Fondazione, che non è  necessariamente la sola deputata ad assolvere l'obbligo della formazione permanente stabilita dall'attuale Riforma.


1.     crediamo che sia corretto  avere corsi di formazione accessibili a tutti per costo, spazio e tempo , ma che sopratutto l'impossibilità di formarsi per ragioni economiche o di tempo (vedi donne e maternità) non diventi un illecito disciplinare.
2.     infatti introdurre l’obbligo della spesa e del tempo equivale a introdurre un fattore di selezione sulla base del censo del singolo professionista 
3.     inoltre riteniamo che si debbano stabilire criteri e  garanzie sulla selezione dei soggetti che ci formano, e conseguire crediti spendibili a livello europeo
4.     inoltre riteniamo corretto che ci sia la più ampia scelta degli argomenti formativi e informativi che corrisponda alle molteplici attività svolte dagli iscritti


Anche per tutto questo, occorrerà che l'ordine renda edotti gli iscritti su tutto ciò che accade all'interno dell'ordine. In fondo, noi che votiamo, deleghiamo pochi colleghi a decidere per tutti, almeno che si conoscano le modalità, i tempi, le scelte e i contenuti, i dissensi, le alternative proposte,  evitando che si dica a nome di tutti qualcosa che solo pochi  decidono.

Invitare i colleghi solo su eventi, importanti indubbiamente, non basta!

Prima di parlare dell'architettura parlerei dell'architetto.
Il termine deriva dal greco ἀρχιτέκτων (arkhitekton), parola composta da arkhi (capo), particella prepositiva che serve a denotare "superiorità", autorità, ma soprattutto pensiero, ossia responsabilità e consapevolezza di colui che si accinge a costruire, e tékton particella che riguarda l'azione,l'operatività... dal termine "architetto" è derivato quello di "architettura" e non  il contrario (!)

Oggi l'architetto, in queste condizioni non può esercitare la libera professione e le future riduzioni degli iscritti e le cancellazioni per far fronte alle ultime novità fiscali ce lo faranno capire meglio se ancora non fosse chiaro.

Non ci lamentiamo se poi gli architetti come tanti altri professionisti fuggono o si inventano l'architetto lowcoast e non ci lamentiamo di come oggi la figura moderna dell'architetto sia poco moderna e tanto poco riconosciuta nell'economia della Società, nella difesa del Territorio e nella Politica dell'Edilizia.

Vorrei ricordare, non per ultimo ma solo perché mi sembra questo davvero un dato interessante, l'elevato numero di presenza di architetto donne nel nostro paese.


 L’Italia oggi è uno dei paesi con la maggior percentuale di donne architetto.

-       La ricerca  “Lo Stato della professione dell’Architetto in Italia: i temi, la crisi, la riconfigurazione” realizzata dall’Osservatorio Cnappc – Cresme,  dice che la quota di professionisti donna tra gli architetti è arrivata a superare il 40% su 145.000 architetti e che gli uomini guadagnano l’80% in più delle donne.

-       Come se non bastasse, in Italia, la crisi economica sta penalizzando fortemente la condizione lavorativa femminile.  Anche questo, a nostro avviso merita di essere considerato perché ci sembra che il futuro delle "donne architetto" non si presenti molto "roseo"


Su quanto fin'ora detto e molto altro intendiamo lavorare, con l'obiettivo di   ricondurre l'ordine al suo ruolo corretto e di ricostruire in parallelo una coscienza professionale di qualità.
Silvia Angotti -Caterina Calvani -Cristina Cincidda - Margherita Prenleloup

mercoledì 24 aprile 2013

Donne Architetto e crisi economica



L’Italia è uno dei paesi con la maggior percentuale di donne architetto.
La ricerca Lo Stato della professione dell’Architetto in Italia: i temi, la crisi, la riconfigurazione” realizzata dall’Osservatorio Cnappc – Cresme, dice che la quota di professionisti donna tra gli architetti è arrivata a superare il 40% su 145.000 architetti e che gli uomini guadagnano l’80% in più delle donne.
Come se non bastasse, in Italia, la crisi economica sta penalizzando fortemente la condizione lavorativa femminile.
L'articolo di oggi di Eleonora Carrano su Il Fatto Quotidiano conferma che se il futuro per l'architetto è difficile “per una donna ovviamente le cose vanno peggio: con una curva reddituale meno costante e con un reddito medio di partenza pari a 10.000 euro, dopo 30 anni di contributi andrà in pensione a 65 anni con 6.500 euro di reddito annui, mentre con le vecchie pensioni avrebbe percepito 14.000 euro.

Silvia Angotti 




Il futuro da (ri)disegnare: pago adesso però....Inarcassa



In un articolo dal titolo "La verità sulla riforma Inarcassa" scritto da Eleonora Carrano il 23 Aprile 2013 su Il Fatto Quotidiano, si capisce cosa vuol dire per un giovane professionista esercitare la professione e pensare al proprio futuro. Anche i meno giovani non sono immuni...per non parlare degli "esperti" o di coloro che devono ricongiungere più casse! Insomma, l'attuale riforma Inarcassa non piace a nessuno.

I tanti appelli, lettere, riunioni, iniziative di gruppo e quant'altro organizzati dai tanti professionisti prima che la riforma stessa fosse operativa, sembra che non siano mai stati ascoltati, debitamente valutati e quindi risolti. Anzi, sembra adesso che le tante voci non siano mai state professate (molto italico questo!). 

Nell'articolo vengono rese note delle condizioni che disegnano un futuro difficile (... lo sapevamo!) confermando che gli appelli e le proteste che anticipavano l'emissione della riforma erano validi e fondati. Ma in Italia la possibilità di dialogare con le istituzioni è cosa risaputa: difficile se non impossibile!

...e ci si chiede ancora perché i professionisti decidono di andare all'estero?

Mi chiedo:
L'Ordine in tutto questo cosa ha fatto?
Ha voce in capitolo?
Se si, perché allora ha permesso che la bomba scoppiasse?
Se no, perché non si è imposto?
Chi tutela il professionista?
Lorenzo Biagioli


mercoledì 17 aprile 2013

L'IMPOSSIBILITÀ DI ESSERE… ARCHITETTI

In questo paese dove “il coraggio intellettuale della verità e la pratica politica sono due cose inconciliabili” (P.P. Pasolini), è illusorio aspettarsi soluzioni ai problemi della nostra professione da chi sembra invece esercitarsi a creare ostacoli (finanziari ma non solo) che finiscono con il soffocare entusiasmi, creatività e libertà in un lavoro che vive di questo. Oggi, a differenza che nel Medioevo, l’architettura va considerata un’arte maggiore, perché incide fortemente sul territorio e sulla vita quotidiana degli uomini, ne interpreta i bisogni e li traduce in soluzioni, apparentemente tecniche, ma in realtà cariche di valenze sociali, economiche, ambientali, politiche. È una professione che appartiene a tutti, e questo aumenta la responsabilità di chi vi opera e di chi la governa.
In questa fase di grande crisi e di profondi cambiamenti, occorre allora aprire una riflessione che non rimanga nel chiuso della nostra corporazione ma che sia aperta alle idee anche più lontane, da un lontano geografico e da un lontano temporale, che sia capace di confrontarsi con la diversità di vedute, che discuta di obiettivi funzionali, e però sostenibili ed esteticamente godibili, nella consapevolezza che ogni forma non è neutra ma esprime un contenuto interiore.

Siamo di fronte a cambiamenti su molti fronti, che possono mettere in gioco le nostre competenze, e in definitiva la nostra professionalità. Non mi riferisco solo alle pur importanti innovazioni di tipo fiscale, assicurativo, previdenziale (che pure non saranno senza conseguenze, e di cui quindi bisogna discutere); e neppure al problematico rapporto con ingegneri, geometri o periti (che richiede comunque una risposta sui limiti che ci distinguono e sulle relazioni che ci uniscono). Ma anche a questioni di più largo respiro e di interesse più generale: le difficoltà dei giovani, il precariato, il lavoro nero; e poi l'insoddisfacente preparazione pratica, la formazione permanente e le sue insufficienze, l’esodo dalla professione, le discriminazioni di genere; infine, i livelli di soddisfazione del lavoro, nei suoi aspetti espressivi, di contenuto e di qualità, ma anche nei suoi risvolti strumentali, di reddito percepito e di reddito desiderato. Di tutto questo non può non farsi parte attiva l’Ordine professionale, che può diventare il laboratorio per la gestione degli strumenti per la riqualificazione e la tutela del lavoro dell'architetto. Da parte mia, per quello che so e posso, mi impegno a dare su questi ed altri punti un contributo di idee e di proposte, per una difesa non corporativa ma di rivendicazione dei profili più alti della nostra professione.
Silvia Angotti

domenica 14 aprile 2013





La Riforma della Professione/ vedi circolare del presidente CNA ai Presidenti degli Ordini

Ecco cosa scrivevo quasi 2 anni fa: è cambiato qualcosa? Sì: il CNA si è impadronito della redazione unilaterale del Regolamento sulla Formazione Obbligartoria (come gli consente la legge, sulla quale, 2 anni fa, il Consiglio OAPPC di Firenze pensò bene di non proferire verbo).

La Riforma della Professione
vedi circolare del presidente CNA ai Presidenti degli Ordini
Cominciamo da una notazione formale: abile il nostro Presidente CNA a sostenere: “... gli altri
elementi, già contenuti nelle nostre proposte del passato, sono: la formazione continua..., il
tirocinio professionale..., l'assicurazione obbligatoria...,”
Come mai il Presidente ha paura di pronunciare le parole: formazione obbligatoria?
Vale la pena di scorrere questa circolare del Presidente del CNA ai Presidenti, badate bene, non
ai Consigli.1
Freyrie canta le magnifiche sorti e progressive di questo inizio di riforma del mondo delle
professioni che il CNA avrebbe contribuito a far nascere, con questo Decreto Manovra.
Certo, perchè Freyrie era accanto al fior fiore del conservatorismo delle professioni
rappresentato dalla Siliquini, Vietti, Mantini, Pisicchio quando se ne uscivano con proposte che in
quest'ultima manovra si ritrovano.
Noi possiamo però domandarci come può Freyrie pensare che un governo allo sbando come
questo, incapace di una visione coerente e complessiva, (e lo vediamo in questi giorni, che
siamo già alla 3^ versione del decreto-bis) tutt'a un tratto si sia rinsavito e abbia cominciato a
generare l'unica proposta coerente di tutta la manovra: la riforma delle Professioni.
Freyrie (e il CNA) purtroppo stanno all'interno di quella corrente di pensiero bipartisan che a sua
volta sta tutta nel ricondurre i Professionisti dalla Libera Professione alla Professione di Stato,
saldamente in mano ai vertici degli Ordini e totalmente lontana dalla Professione (al contrario di quanto avviene nei paesi anglosassoni o nel resto d'Europa).
Questo della riforma della Professione è un tema di liberalizzazione che ci ritroviamo fra capo e
collo, imposto da un governo (e da un CNA che lo plaude), e di cui, all'esame ravvicinato, non se
se ne rintracciano le connessioni logiche.
Nel senso della coerenza generale degli specifici provvedimenti rispetto ad una complessiva
riforma, ed alle conseguenze, per noi Architetti, che innesca (cui nessuno accenna).
E la dimostrazione sta sia in quest'ultimo provvedimento, sia nel di poco precedente tentativo,
per adesso abortito, di dare inizio alla decimazione degli Ordini. Insomma due cose che si
annullano fra loro e che testimoniano lo stato confusionale nel quale versa chi oggi deve
decidere. Una cosa è certa: che, tanto per non sbagliare e ingraziarsi chi, senza mandato, nelle
Professioni decide (CN vari e Ordini), intanto si comincia dalla Formazione Permanente
Obbligatoria.

ANDIAM A SCUOLA



Mentre tutti noi ci apprestiamo a tornare a scuola vi segnalo questo  articolo FORMAZIONE PERMANENTE  che mi fa riflettere come tutte queste "novità" della Riforma Professionale siano state buttate li a casaccio senza averne  valutato le conseguenze, per me formazione ed aggiornamento non dovrebbero essere un problema di chi deve o non deve farlo o un modo diverso di controllo e di  omologazione  ma un'occasione comunitaria di apertura ed arricchimento della propria cultura ed esperienza professionale.

Margherita Prenleloup

sabato 13 aprile 2013

Sull'Assicurazione Professionale obbligatoria


Una compagnia può rifiutarsi di assicurare un professionista? Sì.


L'assicurazione diventa obbligatoria per legge, ma non c'è alcuna norma che obblighi una compagnia ad assicurare un professionista che in passato abbia ricevuto numerose richieste di risarcimento danni. Ancora: chi ha già una lunga esperienza ed è considerato "a rischio" potrebbe incontrare difficoltà nell'assicurarsi o dover accettare premi molto alti.


Dedico questa nota a tutti i Consiglieri degli Ordini, e per primo al mio, che stanno affannando a coprire tecnicamente questa frode sociale senza aver MAI indagato le ragioni reali e aggressive dei Governi e del CNA nei nostri confronti. Per loro la finanziarizzazione dell'economia a nostre spese è cosa ovvia. Beh, fatevi un vinsanto e 2 cantuccini, accomodatevi più in là: prima o poi lo tzunami arriva.
Giuseppe Rinaldi



venerdì 12 aprile 2013

POS = Piano Operativo ...Sconti ?...NOO! Point of Sale


Vediamo cosa abbiamo inventato adesso ... ah si ... il sistema POS (Point of Sale)

L'articolo ha già un pò di tempo, ma è sempre bene ricordare -specialmente a chi sta intraprendendo la professione da poco tempo ... e quindi deve mettere in conto i costi base!- che il Decreto Sviluppo bis (supplemento ordinario n.208 alla Gazzetta Ufficiale n.294 del 18 Dic 2012) obbliga i professionisti dal Gennaio 2014, a dotarsi di strumentazioni per i pagamenti a mezzo carta di credito o debito in maniera che i soldi vadano subito su un conto corrente e quindi possano essere tracciati tutti i flussi di denaro. Questo per evitare l'evasione fiscale.

EdilTecno, quotidiano online per professionisti tecnici, descrive in dettaglio il sistema nell'articolo PoS obbligatorio per professionisti .

Ad essere onesti all'estero è molto usata la carta di debito e credito...anche dal fornaio -certo che loro con commissioni a costo zero, sebbene su importi minimi, se lo possono permettere!
Sono attivi già da diverso tempo dei sistemi "touch as you go" tipo la mitica Oyster card per prendere i mezzi pubblici a Londra. Addirittura adesso sono andati ulteriormente avanti: con i sistemi di carte "touch and pay".


Ma qui in Italia siamo ancora lontani da tutto questo!!...mi sa che toccherà fare bancomat ogni volta che dovremo comprare anche solo 1 lt di latte.
Lorenzo Biagioli

giovedì 11 aprile 2013

Toc toc...posso lavorare gratis?


Il tema è sempre caldo ... e se ci avviciniamo all'estate lo diventa ancora di più :)
Uno dei problemi dei professionisti è riuscire a strappare un incarico e spesso siamo chiamati a dover gestire lavori sottocosto pur di essere "impegnati" e dimostrare la propria efficienza.

E' naturale che lavorare è fondamentale per vivere e senza di esso non si mangia, non ci spostiamo, non possiamo investire, non possiamo aggiornarci e via dicendo. Ma cosa succede se è la stessa Pubblica Amministrazione che ci offre un lavoro senza compenso?

Ci compriamo il pane, paghiamo l'affitto/mutuo, facciamo il pieno di carburante, paghiamo la retta dei figli, paghiamo bollette, ci vestiamo, paghiamo medicine, sosteniamo la quota di iscrizione all'albo, etc etc etc soltanto se abbiamo scritto nel CV "collaborato col Comune di XYZ per il progetto ABC" ?

Il recente articolo pubblicato da Le Inchieste de La Repubblica Lavoro si, ma Gratis ci informa dello stato di fatto di alcuni bandi italiani per la ricerca di professionisti disposti a regalare il proprio tempo e lavoro.

La cosa assurda è che se c'è una offerta ci saranno anche (purtroppo) bravi professionisti che rispondono all'appello!

Mi chiedo se questa deriva ci farà prima o poi approdare in qualche lido o ci lascerà in alto mare (come sospetto che sarà se gli albi professionali continuano a tacere anziché impedire che ciò possa avvenire).
Lorenzo Biagioli