ARGOMENTI TRATTATI NEGLI
INTERVENTI
Il
nostro intervento verte su alcune questioni: una su tutte è quella che mette in
risalto i forti limiti dell'ordine e le conseguenze di questo.
È
sotto gli occhi di tutti che questo Ordine, ormai non raccoglie ab immemorabili nessun interessamento degli iscritti alle
sue attività e quindi non ha mai
raccolto nessuna partecipazione. Questo
male ormai endemico é talmente "antico" che non fa neanche ( ohimè )
più notizia, e questa condizione é diventata un dato di fatto accettato da
tutti con rassegnazione, come una sorte di dogma .
Se si
tocca il problema dell'indagare il perché,
tutta la responsabilità é imputata agli iscritti che per pigrizia non
partecipano.
Ma
vogliamo una volta per tutte guardare con preoccupazione a questo astensionismo
e chiederci veramente perché ciò accada
o più precisamente a cosa é funzionale ?
E' impellente
la necessità di avere un organismo
che ci rappresenti davvero, essere consapevoli del fatto che esistono vie alternative,
già collaudate altrove, preposte a rappresentare i bisogni di noi architetti.
" ...PARTECIPAZIONE, il
principio psicologico fondamentale per il coinvolgimento degli individui, tutti
o il maggior numero possibile, nei processi decisionali e amministrativi che
riguardano il proprio territorio e la propria polis. Soltanto se c’è
un’effettiva Partecipazione alla formazione delle decisioni il rapporto di
fiducia verso l’Amministrazione cresce e diventa o resta positivo e crescono
parimenti l’entusiasmo, l’attaccamento e l’interesse – cioè la cura – per le
situazioni e le vicende del proprio contesto politico di riferimento"...(Dott.Daniene
Cardelli -pisicanalista Junghiano).
Sottolineo
che siamo ancorati ad un modello di
delega e rappresentatività VECCHIO e
stanco che non è in grado di recepire le nostre istanze, soprattutto quelle dei
nostri giorni, e che gli eventi organizzati e prediletti, relativi
all'architettura e alle archistar, se pur interessanti, sono la foglia di fico
sui veri problemi, e non sono prioritari!
L'architettura
degli iscritti, più quotidiana é forse più banale, ma è anche più vera, fatta
di problemi reali: burocrazie, normative "ingessate", spese
professionali strangolanti, ecc ecc ecc ....
Vorrei
che l'attenzione di chi ci ascolta si concentrasse sulla idea infondata di
pensare che l'ordine possa trovare risposte alle esigenze degli iscritti.
L'ordine
non ha il potere di farlo.
L'ordine
è preposto a:
tenere
l'albo
suggerire
i nomi alla magistratura per commissioni
controllare
l'abuso della professione
organizzare
i corsi di formazione resi obbligatori dalla Riforma Professionale
fornire
informazioni alla PA sul tipo di prestazione professionale che ogni singolo
iscritto può offrire
L'ordine
è un luogo di potere...ma di tutt'altro tipo.
Creato per controllare non già l'operato degli Iscritti ma per
controllarne le libertà e le diversità di razza e pensiero si è trasformato nell'espressione di
una casta con una struttura medievale dove purtroppo ci sono principi, vassalli
e servi della gleba .
L'ordine come ente di stato non è un sindacato
I
fatti lo dimostrano, come lo scontento e la già detta mancata partecipazione
degli iscritti.
I
rappresentanti degli Ordini provinciali, non hanno per legge il potere di
rappresentare presso il Governo e i suoi
Dicasteri la nostra professione, e per questo l'Ordine si configura come un ente-impot-ente!
In
sostanza sappiamo che l'ordine, relativamente alle problematiche della nostra
professione, non è tenuto per legge a farsene carico
E
quindi BASTA, bisogna aprire gli occhi ed essere davvero informati ed
organizzarsi.
Pretendiamo
dall'ordine quello che l'ordine ci deve... come istituzione, e quindi in
relazione a questo, che non è tutto quello che ci fanno credere debba essere
fatto con la nostra quota di iscrizione
(convegni, sedi prestigiose, consulenze etc.), potremmo pretendere una riduzione della quota d'iscrizione.
Pretendiamo
di essere liberi di aderire alla Fondazione, che non è necessariamente la sola deputata ad
assolvere l'obbligo della formazione permanente stabilita dall'attuale Riforma.
1.
crediamo che sia corretto avere
corsi di formazione accessibili a tutti per costo,
spazio e tempo , ma che sopratutto
l'impossibilità di formarsi per ragioni economiche o di tempo (vedi donne e maternità) non diventi un illecito
disciplinare.
2.
infatti introdurre l’obbligo della spesa e del tempo equivale a introdurre
un fattore di selezione sulla base del censo del singolo professionista
3. inoltre riteniamo che
si debbano stabilire criteri e garanzie
sulla selezione dei soggetti che ci formano, e conseguire crediti spendibili a livello europeo
4. inoltre riteniamo
corretto che ci sia la più ampia scelta degli argomenti formativi e informativi
che corrisponda alle molteplici attività svolte dagli iscritti
Anche per tutto questo, occorrerà che l'ordine renda edotti gli iscritti su
tutto ciò che accade all'interno dell'ordine. In fondo, noi che votiamo, deleghiamo pochi colleghi a decidere per tutti, almeno che si conoscano le
modalità, i tempi, le scelte e i contenuti, i dissensi, le alternative
proposte, evitando che si dica a nome di
tutti qualcosa che solo pochi decidono.
Invitare
i colleghi solo su eventi, importanti indubbiamente, non basta!
Prima
di parlare dell'architettura parlerei dell'architetto.
Il termine deriva dal greco ἀρχιτέκτων (arkhitekton), parola composta da arkhi (capo), particella prepositiva
che serve a denotare "superiorità", autorità, ma soprattutto
pensiero, ossia responsabilità e consapevolezza di colui che si accinge a
costruire, e tékton particella
che riguarda l'azione,l'operatività... dal termine "architetto" è
derivato quello di "architettura" e non il contrario (!)
Oggi l'architetto, in queste condizioni non può esercitare
la libera professione e le future riduzioni degli iscritti e le cancellazioni
per far fronte alle ultime novità fiscali ce lo faranno capire meglio se ancora
non fosse chiaro.
Non ci
lamentiamo se poi gli architetti come tanti altri professionisti fuggono o si
inventano l'architetto lowcoast e non ci lamentiamo di come oggi la figura
moderna dell'architetto sia poco moderna e tanto poco riconosciuta
nell'economia della Società, nella difesa del Territorio e nella Politica
dell'Edilizia.
Vorrei
ricordare, non per ultimo ma solo perché mi sembra questo davvero un dato interessante, l'elevato numero di presenza di architetto donne nel nostro paese.
L’Italia oggi è uno dei paesi con la
maggior percentuale di donne architetto.
-
La ricerca “Lo Stato della professione
dell’Architetto in Italia: i temi, la crisi, la riconfigurazione” realizzata
dall’Osservatorio Cnappc – Cresme, dice
che la
quota di professionisti donna tra gli architetti è arrivata a superare il 40%
su 145.000 architetti e che gli uomini guadagnano l’80% in più delle donne.
- Come se non bastasse, in Italia, la crisi economica sta
penalizzando fortemente la condizione lavorativa femminile.
Anche questo, a nostro avviso merita di essere considerato perché ci sembra che il futuro delle "donne
architetto" non si presenti molto "roseo"
Su quanto fin'ora detto e molto altro intendiamo
lavorare, con l'obiettivo di
ricondurre l'ordine al suo ruolo
corretto e di ricostruire in parallelo una coscienza professionale di qualità.
Silvia Angotti -Caterina Calvani -Cristina Cincidda - Margherita Prenleloup