martedì 4 giugno 2013

LETTERA AI COLLEGHI



Cari colleghi

La mia attività professionale è stata brevissima e dopo anni di casalinga. Mi sono iscritta all'ordine di Firenze nel '92, ma già nel '93 mi sono trasferita a Verona e per cinque anni sono stata iscritta in quell'ordine.
Ero appena arrivata in una città ospitale ma dove non conoscevo nessuno e l'ordine è stato un modo per stare con qualcuno che parlava una lingua conosciuta, l'architettura.
All'interno dell'ordine ho frequentato due corsi di aggiornamento nel '95 e nel '96. Avevo fatto amicizie e forse avrei potuto iniziare a lavorare.

Motivi familiari, che mi hanno fatto molto soffrire, mi hanno riportato a Firenze nel luglio '97, nella città con il più alto numero di architetti in Italia, con due figli piccoli e con tutti i contatti precedenti pressoché bruciati.

Dopo un primo sbandamento sono andata da uno dei miei amati professori dell'università e dal '98 prima pigiando il pulsante delle diapositive (ancora si chiamavano così, e non slide e i power point non erano ancora all'orizzonte, per lo meno ad Architettura) è iniziata la mia carriera universitaria. Quindi non avrei più avuto bisogno, né dell'ordine, né del timbro, ma sono sempre rimasta iscritta per quel senso di appartenenza, di casa, che l'ordine rappresentava nella mia testa e nella mia vita.

Tutto questo per dirvi che nonostante tutto l'ordine può e deve essere un punto di riferimento.
E' una casa per gli architetti.

E' stato un po' uno shock scoprire che quasi non serve a niente, che è spesso solo un luogo di potere.
Ieri fra i tanti che hanno parlato, qualcuno ha detto che l'ordine di Firenze non è rappresentato a livello nazionale o qualcosa del genere. Ma non lo è perché non ha lavorato bene e quindi il collega era giustamente preoccupato  o perché è stata calpestata, secondo lui, la fiorentinità?

Ecco Firenze è una città che vive di passato, che si crede ancora la città del Rinascimento, mentre è una città impoverita dove le Archistar scappano (Nouvel) o dove progettano uno sgabello (Isozaki), perché non è progettazione.
Non solo non c'è interesse dei colleghi per la vita dell'ordine e della città, ma anche i cittadini sono ottusi verso l'architettura.

Io non so di cosa parlate quando parlate di restauro , certo è che Isozaki non è restauro, ma non lo è neanche la progressiva pedonalizzazione del centro. La città è stata regalata ai turisti per bieco interesse e a chi ha le gambe. Le pedonalizzazioni si fanno quando esistono mezzi alternativi per andare in centro, ma prima o poi l'artrosi verrà anche ai giovani di oggi! E i restauri non si fanno mettendo lancette finte su orologi ma ricucendo aree che hanno perso la loro unicità.

Firenze non esiste più e non penso sia solo perché è invecchiata, ma non ha saputo modernizzarsi.

Non so se questi sono spunti utili per voi tutti e che potrei sintetizzare così:

- l'ordine dovrebbe tornare ad essere una casa;
- gli architetti dovrebbero poter dialogare di più fra loro;
- il potere dell'ordine fiorentino ha senso solo se serve per migliorare la professione dell'architetto e non solo in quanto di Firenze;
- andrebbero educati i fiorentini, la città ha bisogno di rinnovarsi, non di chiudersi sempre più.

Con affetto e gratitudine per questa opportunità che mi è stata data

Arch.Caterina Calvani

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