martedì 9 aprile 2013

Assicurazione professionale ... tutela per chi?




Sto pensando all'assicurazione obbligatoria: il punto dolente non è l'assicurazione in sé, ma l'obbligatorietà. Perverso vizio tutto italiota.

Da tempo immemorabile l'italiano è considerato, da chi lo governa, un eterno ragazzo che ha bisogno di ordini e di scappellotti, e nonostante questo non cresce mai e ha eternamente bisogno della mamma e della famigghia.

L'obbligatorietà per tutelare il cliente dal Professionista Italiano, notoriamente un levantino mascalzone, è la foglia di fico per nascondere la violenza finanziaria imposta ai professionisti obbligati a contrarre polizza. Il medesimo obbligo non esiste per la Compagnia assicurativa che può respingere la tua richiesta di assicurarti. Dunque la cosa si manifesta, con molta semplicità, per quello che è: una violenza a senso unico, un rastrellamento di danaro estorto con la pistola della Commissione di Disciplina puntata alla tempia del Professionista.

L'obbligatorietà ha poi, in questo Paese, un'altro effetto devastante: consente alle Compagnie un dominio assoluto del mercato monopolista.

Riflettiamo un attimo: se l'assicurazione non fosse obbligatoria ci assicureremmo ugualmente, ma il coltello dalla parte del manico lo avremmo noi Professionisti e questo renderebbe un capello più virtuose anche le Compagnie, che come minimo studierebbero molto più in profondità le casistiche che si aprono. Invece così le polizze saranno una brodaglia indistinta e non tuteleranno nè noi, nè il cliente.

Giuseppe Rinaldi

PS: il presente post è stato pubblicato pur senza autorizzazione del suo autore. Ma poiché il suo contenuto è una riflessione valida per tutti gli architetti che esercitano onestamente la professione, ho ritenuto doveroso pubblicarlo. LB

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